Cresciamo Insieme!
INTRODUZIONE
A volte mi ritrovo a pensare che qualsiasi disciplina sportiva si possa paragonare ad un essere umano, che nel corso della propria vita è obbligato a fare delle scelte che siano il meglio per sé stesso e per tutti gli altri componenti della sua famiglia: in questo caso specifico tutti coloro coinvolti in questa esperienza.
Se faccio riferimento al mio percorso sportivo nel Futsal penso che abbia la stessa valenza sportiva, tecnico-tattica ed umana di tanti altri sport, ma non avendo il loro stesso ritorno economico probabilmente non riesce a primeggiare a livello nazionale e internazionale.
Perché ho scelto proprio questo argomento?
Perché sin dal principio della mia avventura nel Futsal, il mio coinvolgimento nella squadra che alleno mi ha portato a curare tutti gli aspetti tattici e tecnici sicuramente, ma ha visto anche il mio coinvolgimento anche in quelli economici!
IL FUTSAL VISTO DA ME
Seguo questo sport da circa un decennio, anche perche’ nella mia regione, la Basilicata, c’era solo la buon Nicoletti Matera, gestita da un grande dirigente, a parere mio, Nino crapulli, ora consigliere della divisione calcio a 5. La mia passione per questa disciplina sconosciuta ma molto affascinante comincia proprio da qui, al punto di voler seguire questo sport più da vicino, provando a portare qualcosa di nuovo nella mia città per farla innamorare come è successo a me.
Quello che mi ha colpito inizialmente e che ancora oggi rappresenta una caratteristica di interesse per questo sport è la velocita’ con cui può girare la palla, il susseguirsi di azioni racchiuse spesso in pochi istanti di gioco. Un esempio che mi viene in mente, vissuto sulla mia pelle come tanti altri e carico di quell’intensità di emozioni che mi hanno sempre più legato a questo sport, risale alla stagione 2010/2011:
MIRTO – Rimonta incredibile quella dell’Avis Borussia Policoro sul campo del Mirto nella quinta giornata del campionato di serie B di calcio a 5. Risultato finale di 5-5 dopo che il primo tempo si era concluso con il punteggio di 5-0 a favore dei calabresi. Primo tempo che ha visto un’Avis Borussia poco concentrata, con poca cattiveria e che ha subito l’aggressività degli avversari entrati determinati e sorretti da un rumoroso pubblico. Dopo il vantaggio del Mirto arrivato al 5′ con Pace, timida reazione dell’Avis Borussia con Machado e Favetti che si vede atterrare in area dal portiere avversario Avena, ma in ripartenza l’Avis Borussia subisce secondo e terzo gol con Benenati e Ferraro. Il Mirto continua a spingere e trova il quarto gol con un gran destro di Benenati che si infila nell’angolino basso alla sinistra di Boschiggia.
Prima del riposo 5-0 ancora di Ferraro che in contropiede supera anche Boschiggia e deposita la palla in rete.
Nella ripresa ecco entrare in campo un’Avis Borussia trasformata. Dopo la traversa del portiere Boschiggia con un tiro dalla distanza arriva il gol di Strapazzon al 10′ e subito dopo palo di Serio. Lo stesso Serio 30 secondi più tardi fa 5-2 servito da Strapazzon. L’Avis non molla e arrivano la doppietta di Favetti al 14′ e 16′ e il gol del pareggio di Alex Strapazzon a 3’27” dalla sirena. La squadra policorese continua a spingere alla ricerca del vantaggio che sfiora ancora con Strapazzon che colpisce il palo interno. Alla fine della gara soddisfatto il Mister Rocco Suriano: “C’è il rammarico per aver buttato via il primo tempo, la squadra era in campo soltanto fisicamente ma non con la testa. Sono contento della reazione, anche sul 5-0 nella ripresa i miei non hanno mai mollato e hanno dimostrato carattere riuscendo a strappare il pareggio su un campo difficile; peccato perchè negli ultimi tre minuti con un pò di fortuna potevamo anche vincerla”.
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La passione, la mia innata curiosità, l’entusiasmo che metto in tutto ciò che faccio mi ha spinto a studiare nel dettaglio questa disciplina sin dal principio, foto scoprendo che si ispira ai meccanismi tipici e comuni di alcuni sport che si giocano in campi ristretti, come il basket o l’handball (bonus di falli e tempo cronometrato), senza tralasciare i molteplici aspetti tattici che la contraddistinguono, uno su tutti il portiere in movimento.
Non posso non ricordare a questo proposito il Mondiale Calcio a 5, Quarti di finale: Italia-Portogallo 4-3:
“Grande ed epica rimonta dell’Italia aiMondiali di Calcio a 5: la formazione di Menichelli ribalta il risultato contro il Portogallo nel match valido per iQuarti di Finale e vola inSemifinale. Un match in salita per gli azzurri, sotto di 3 gol dopo undici minuti in virtù di varie disattenzione tattiche e tecniche nelle qualiRicardinho, bomber dei lusitani, non fa altro che approfittarne e ringraziare. Nemmeno la superiorità numerica per l’espulsione di Cardinal, altro temuto big dei portoghesi, consente all’Italia di cambiare il risultato.
Tutto è rimandato alla ripresa che si apre con il penalty trasformato da Assis dopo appena 90 secondi di gioco. Inizia l’ovvio e disperato forcing azzurro che per oltre un quarto d’oro genera si alcuni pericoli alla difesa avversaria, ma di contro lascia molti spazi ai lusitani i quali sprecano a più riprese la quarta marcatura. Negli assalti finali, Menichelli si gioca la carta del portiere mobile: Lima veste la casacca di Mammarella e accorcia con un gran destro in corsa. Sul 3-2ancora portiere mobile e affondo decisivo con Fortino che insacca sotto misura. Portogallo in ginocchio, Italia che rinasce e la resurrezione si completa all’inizio del primo tempo supplementare: in uno dei pochi spunti individuali, Humberto Honorio fa valere tecnica ed agilità colpendo per il 4-3.
Gli iberici si portano all’attacco, l’Italia arretra e gioca di rimessa: portiere mobile anche per la squadra di Braz che manca di poco il pari e al contempo rischia grosso a porta sguarnita. Pressione vana del Portogallo: Mammarella alza la saracinesca, non ce n’è per nessuno. Italiain semifinale: ironia della sorte, il destino riproporrà ancora una sfida con la Spagna, storica ed acerrima rivale di sempre per i colori azzurri” http://www.sportlive.it/
Questi dettagli rendono ogni partita colma di patos e caratterizzata dal risultato incerto fino al suono della sirena. Quest’ultimo aspetto mi ha sicuramente colpito al punto di indurmi a pensare che se questo sport così denso di adrenalina ed emozioni non esplode, la motivazione sia da ricercarsi nell’assenza di un ritorno economico di una certa valenza, trattandosi comunque di uno sport dilettantistico.
Pensiamo ad esempio alla mancanza dei diritti televisi, al monte ingaggi di giocatori o tecnici che, se paragonati a quelli del calcio a 11, sono sicuramente inferiori ai nostri, se pur entrambi campionati nazionali e sebbene si stia considerando una modesta serie B.
Ci si chiede oltretutto che senso abbia investire nel Futsal, se alle vittorie in campionati nazionali ed internazionali di club non corrispondano premi economici. E’ sotto gli occhi di tutti quelli coinvolti in questa stagione competitiva 2014/2015, il fatto che le squadre iscritte al massimo campionato siano solamente 11 e 26 in serie A2: senza dubbio questo aspetto è presente in diverse discipline sportive, a causa della crisi economica che investe l’intero paese.
Il sogno di noi addetti ai lavori è proprio questo: far sì che un giorno anche questa disciplina possa diventare professionistica.
Tutto questo non preclude che si possa crescere e far bene anche senza il “dio denaro”, considerando che in questi ultimi anni la nazionale ha avuto un picco di crescita a livello europeo e mondiale, se pensiamo al titolo europeo ad Anversa e alla medaglia di bronzo al mondiale.
La risposta però quale è stata? Pochi giornali la mattina dopo parlavano di questa impresa sportiva della nazionale di futsal ed 1 telegiornale su 4 nazionali elogiava l’impresa; per non parlare delle rubriche sportive: alcune ignoravano completamente la notizia, citando in prima pagina la qualificazione ad una finale di una particolare disciplina e ignorando completamente la vittoria citata.
La mia non vuole essere una critica agli altri sport, ma è una opinione assolutamente personale nata anche da un’osservazione relativa al fatto che ottimi calciatori di calcio a 11 cominciano la loro carriera giocando nei campetti piccoli con poco spazio 5 vs 5 e crescono proprio nel futsal per poi ritrovarsi sempre di fronte a quel bivio dove la scelta non è più dettata dal cuore, dalla tecnica o dalla tattica ma spesso dal “dio denaro”.
LA CRESCITA DEL MOVIMENTO
Io preferisco sostenere che il problema risieda nel modo più corretto di investire il denaro: settori giovanili e scuole-calcio, tutti ottimi progetti di crescita!
Mi piace citare come esempio “l’Associazione Sportiva Dilettantistica Kaos Futsal”, una delle società più titolate in Italia a livello Under 21, con ben sei trofei vinti tra il 2010 e il 2013 e che si è aggiudicata due volte Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa italiana. Il Kaos investe circa 150000 euro per il settore giovanile, con tecnici tutti abilitati ed ognuno con una categoria da seguire; inoltre il tecnico della prima squadra Leopoldo Capurso, ha formato una rete di osservatori per ogni regione e ogni settimana li incontra per valutare e stabilire il programma di lavoro a seconda delle categorie seguite. La priorità è quindi quella di far crescere i giovani guardando ovviamente al futuro. Un controsenso rispetto a tutto ciò, facendo un’autocritica del tutto personale, è rappresentato dalla modalità di gestione per esempio della società di cui faccio parte. Allego le classifiche della stagione 2013/2014, citando prima quella relativa all’Under 21 e di seguito la prima squadra.
Noi dirigenti e allenatori dovremmo cominciare a capire che la sete o la fame di vittoria non devono limitarsi ai tre punti di una partita o alla vittoria di una singola competizione, che una sconfitta non è necessariamente fallire un obiettivo stagionale, che quello che conta più di ogni altra cosa è puntare alla valorizzazione dei ragazzi in modo tale da avere, nel futuro societario, decine di giocatori che permettano un buon ricambio generazionale, permettendo alla società di attingere dai propri settori giovanili con un minor dispendio economico e garantendo così nelle società la presenza di atleti che possano di conseguenza essere inseriti nel giro delle convocazioni per la Nazionale.
L’organizzazione dei vivai giovanili costituisce un elemento di grande importanza strategica ed economica per le società calcistiche. Il contributo di una gestione efficace del vivaio si concretizza in due benefici economici e finanziari:
• la crescita di talenti e quindi la possibilità di disporre di giocatori forti in alternativa al loro acquisto ad elevati prezzi sul mercato;
• i proventi derivanti dalla cessione dei giovani talenti, visti gli importi elevati
che caratterizzano il mercato dei diritti pluriennali alle prestazioni dei giocatori.
La gestione del vivaio comporta costi periodici elevati che sono sostenuti per l’organizzazione, l’alimentazione e la promozione dell’attività giovanile sportiva. Sono quindi tutti i costi di natura strutturale e gestionale direttamente e propriamente riferibili ed imputabili al vivaio. Poiché svolgono attività di natura dilettantistica e non sono vincolati da alcun contratto di lavoro, le disposizioni federali impediscono nella capitalizzazione di questi oneri qualsiasi riferimento ai singoli giocatori. Conseguentemente, la capitalizzazione avviene in modo aggregato per l’intero vivaio.
La mia personale opinione, il mio suggerimento nato dalla mia esperienza degli ultimi anni calata in una realtà, quella della mia squadra nella mia città, è certamente quello continuare a lavorare con le scuole calcio a 5, cosi da coinvolgere il maggior numero di famiglie possibili nella città stessa e in quelle limitrofe, con la possibilità di dare sempre più visibilità ad uno sport che mi piace definire “signorile ed emozionante”. Ovviamente, data l’esperienza personale che ho potuto vivere da vicino quest’anno con la nostra squadra femminile, non tralascerei appunto le squadre femminili che sono in notevole crescita e rappresentano un tassello positivo a favore del movimento, con formazioni più numerose pronte ad iscriversi ai campionati. Ritengo che si possa pensare alla creazione di società polisportive laddove siano presenti più discipline, cosi da ammortizzare i costi, coinvolgere più atleti e dirigenti a far crescere la propria famiglia dirigenziale. Ancora, potrebbe diventare un obbligo, per tutte le società, quello di fare un servizio
con commento della partita proprio alla fine della giornata nella quale la stessa è stata disputata: magari un montato di due minuti da mandare alla divisione che provveda poi ad inviarlo a tutte le tv locali che possano avere interesse. Inoltre l’obbligo per le società di fare un upload della gara interna comporterebbe in alternativa la pena di una multa e l’impossibilità di scaricare una partita di interesse da un ipotetico archivio contenente tutte le partite disputate dutante l’anno.
Il Futsal é lo sport più praticato a livello amatoriale, proprio per questo sarebbe necessario a mio parere avere un pool di persone all’interno della federazione che girino tutta l’Italia spiegando cosa é il futsal, insomma arrivando alla radice; inoltre la FIGC dovrebbe avere colloqui continui con gli amministratori comunali ed i privati che gestiscono i palazzetti per far sì che possano avere un atteggiamento di apertura verso il Futsal senza che quest’ultimo sia visto come il calcio che vuole invadere nuovo spazio!
CONCLUSIONI
Per noi allenatori, dirigenti e tutto il movimento sportivo del futsal sicuramente non è d’aiuto la mancanza di visibilità a livello mediatico, quello che però ci fa ben sperare è vedere, nei palazzetti e nei centri sportivi, la passione che cresce per questa disciplina: penso alle cinque finali scudetto tra Acqua e Sapone e Luparense e alle tre final eight 2013/2014, in Sardegna quelle di A2, a Pescara quelle di serie A e con mio grande orgoglio, quella di serie B nella mia città di Policoro.
Poter vedere durante tutte le 7 partite il palazzetto sempre colmo, persino di chi, per la prima volta, trascinato forse più dalla curiosità, si è ritrovato lì ad assistere ad un evento che ha regalato emozioni tattiche e sportive, è stato per me un momento di soddisfazione e gratificazione.
Questo mi induce a pensare che per sognare in grande, sicuramente il denaro ha la sua importanza, ma ci sono altre componenti, come una buona programmazione e una buona conoscenza del settore da parte degli addetti ai lavori: tutto ciò puo’ far sì che questa disciplina esploda e che le squadre di club continuino a riempire i palazzetti consentendo ulteriori successi alla nazionale e avvicinando sempre più al mondo del Futsal investitori sportivi.